mercoledì 8 febbraio 2017

Il triste calvario dell'elefantessa Topsy

Alla fine del XIX secolo, anche nelle società più evolute tecnologicamente, la gran parte delle persone aveva scarso rispetto per gli altri esseri umani e fenomeni come il classismo o il razzismo erano considerati del tutto normali e legittimi. Si può immaginare, dunque, di quanta considerazione potessero godere i malcapitati animali cui fosse capitata la sciagura di venire a contatto con l'uomo.
Un caso esemplare di questa ottusa crudeltà è quello dell'elefantessa Topsy, nata nel Sud-Est asiatico intorno al 1875, catturata nell'infanzia dai bracconieri, trasportata clandestinamente negli Usa e poi passata per diversi proprietari che cercarono di lucrare quanti più guadagni possibile offrendo lo spettacolo di un animale così esotico alla gente comune che non ne aveva mai visto uno.
Topsy fu addestrata, con i crudeli metodi di allora, a compiere diversi tipi di esibizione, quali andare sul monopattino, fare le capriole, alzarsi sulle sole zampe posteriori e ballare indossando un gonnellino di tulle. Il suo carattere mite come normalmente è quello degli elefanti, a forza di subire angherie spesso gratuite, finì per diventare piuttosto aggressivo e, date le sue dimensioni (circa 3 metri di altezza, 6 di lunghezza, peso stimato tra le 4 e le 6 tonnellate), anche molto pericolosa. Lavorava per il circo Forepaugh, che cercava di fare concorrenza al più noto Barnum, e per molto tempo fu spacciata per “il primo elefante nato sul suolo americano”.



Alcune immagini sulla permanenza di Topsy nel circo Forepaugh

La sua permanenza nel circo Forepaugh ebbe termine dopo uno spiacevole episodio, nel quale però la povera bestia non aveva la minima responsabilità. Il 27 maggio 1902, a Brooklyn, uno sfaccendato di nome James Fielding Blount, ubriaco, entrò nel recinto degli elefanti e cominciò a infastidirli. Giunto davanti a Topsy, le gettò della sabbia in faccia e poi le lanciò un mozzicone acceso di sigaro nella bocca, ustionandogliela. Benché gli elefanti fossero tutti legati, Topsy reagì afferrando l'uomo con la proboscide, attirandolo sotto di sé e poi schiacciandolo a morte con le zampe.
I giornali si gettarono a capofitto sulla storia e, prestando fede alle voci più assurde senza prendersi la briga di verificarle, scrissero che Topsy, nel corso delle tournées del circo, aveva già ucciso la bellezza di 12 spettatori. In seguito, però, la cifra fu ridimensionata a 2 lavoratori del circo Forepaugh, che sarebbero stati uccisi uno a Waco in Texas e l'altro a Parigi. Nel 2013, però, il giornalista Michael Daly, che stava scrivendo un libro sulla storia di Topsy, verificò attentamente tutte le fonti disponibili e arrivò alla conclusione che a Waco nessuno è mai stato ucciso da un elefante, mentre Topsy potrebbe essere al massimo responsabile del solo ferimento di un uomo durante la preparazione di uno spettacolo a Parigi.
Peraltro, nello stesso 1902, mentre Topsy veniva trasferita a Kingston, New York, durante la sua discesa dal treno che l'aveva trasportata, un altro sfaccendato di nome Louis Dodero la colpì dietro l'orecchio con un bastone, scatenandone la reazione (fu sollevato con la proboscide e scagliato via, ma restò solo ferito). Intanto, però, Topsy era ormai marchiata dalla reputazione di “elefante cattivo”.
Subito dopo, Topsy fu venduta a un certo William Alt, gestore del Sea Lion Park di Coney Island, che intendeva impiegarla non solo come attrazione (aveva già diversi animali in esposizione) ma anche per i lavori pesanti di trasporto. Nel tentativo di indurla a spostare una pesante giostra, dato che l'elefantessa non si decideva a trascinarla, Alt la colpì con un forcone, cosa che indusse Topsy a tentare la fuga fuori del parco, inseguita da Alt che alla fine riuscì a riprenderla, anche se per il trambusto provocato l'uomo fu arrestato e fu costretto a pagare una multa. Alt era spesso ubriaco e, in queste occasioni, capitava che lasciasse libera Topsy, che usciva dal parco e se ne andava scorrazzando per la città, terrorizzando gli abitanti, compresi gli agenti della polizia locale.
Finì che i proprietari del Sea Lion Park, Frederick Thompson e Elmer Dundy, licenziarono Alt e decisero di eliminare Topsy, ormai ritenuta ingovernabile.
Praticare l'eutanasia a un elefante era una cosa difficilissima. Tempo addietro si era provato a eliminare elefanti impazziti attraverso l'impiccagione o l'elettrocuzione, ma questi tentativi si erano risolti in terribili disastri, per cui il presidente della Società Americana per la Prevenzione della Crudeltà sugli Animali insorse e, a forza di insistere, ottenne almeno che Topsy fosse uccisa rapidamente attraverso la combinazione di più sistemi.
Thompson e Dundy decisero di uccidere la povera bestia usando il veleno (cianuro mescolato a un pasto di carote), l'elettrocuzione attraverso la somministrazione di una potente corrente elettrica e l'impiccagione attraverso delle corde spesse e tirate da un verricello mentre veniva somministrata la corrente. Con il cinismo tipico degli impresari del tempo, organizzarono per l'evento un vero e proprio spettacolo, con i biglietti venduti a 25 cent l'uno. Vendettero oltre 100 biglietti a persone che furono ammesse nel parco, ma circa altre 1500 seguirono l'esecuzione dai balconi e dai tetti dei palazzi intorno nella data stabilita, la mattina di domenica 4 gennaio 1903.
Si era stabilito che Topsy sarebbe stata uccisa su una piattaforma appositamente predisposta, ma l'elefantessa rifiutò di attraversare il pontile che era stato predisposto ad hoc; l'ex gestore William Alt, colto da un improvviso moto di dignità, rifiutò di provare a condurre lui la bestia al luogo dell'esecuzione, anche quando gli furono offerti 25 dollari per farlo. Alla fine, gli organizzatori decisero di uccidere Topsy dove si era fermata, proprio all'esterno della capanna dove dormiva, e trasferirono lì tutte le complesse apparecchiature predisposte sia per l'impiccagione, sia per l'elettrocuzione. Gli inservienti strinsero la zampa anteriore destra e quella posteriore sinistra dell'elefantessa in due involucri di rame isolati dal suolo, per favorire il passaggio della corrente senza che questa si scaricasse a terra. Un addetto stampa del Sea Lion Park si incaricò di somministrare a Topsy l'ultimo pasto contenente cianuro e, mentre l'elefantessa mangiava, alle 14,45, il capo elettricista P.D. Sharkey, che aveva curato l'allestimento dell'apparato elettrico, diede a un suo subordinato il segnale di inviare la corrente dalla stazione di Bay Ridge, poco distante.

Due immagini dell'esecuzione di Topsy

La scossa, dall'intensità di 6.600 volt, durò circa 10 secondi, dopo dei quali l'animale ricadde esanime. Per sicurezza, i verricelli le serrarono anche le corde intorno alla gola per 10 minuti, anche se, già alle 14,47, due veterinari e un funzionario della Società Americana per la Prevenzione della Crudeltà sugli Animali attestarono che il cuore non batteva più. Durante la scossa, un elettricista poco prudente che era rimasto nei pressi dei fili, rischiò di morire folgorato e se la cavò con alcune ustioni.
L'eutanasia di Topsy su filmata da una troupe della Società Cinematografica di Thomas Alva Edison, che in quel periodo stava lanciando una sua macchina cinematografica alternativa a quella inventata dai fratelli Lumière, il cinetoscopio. Il filmato, intitolato Electrocuting an Elephant, diretto da Edwin S. Porter o da Jacob Blair Smith, è lungo 74 secondi ed è oggi custodito, come altri dello stesso periodo, alla Biblioteca del Congresso, sotto forma di stampa su carta di tutti i fotogrammi, perché la copia su pellicola è andata dispersa o distrutta, come del resto è accaduto per la maggior parte dei film girati a quel tempo.


1 commento:

  1. Non è la morte di un elefante, è la morte dell'umanità

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